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11 ottobre, 2010

Il castello di "Groussay"



Il castello e il parco di Groussay a Monfort l'Amaury, a ovest di Parigi, appartenevano a Charles de Beistegui, l'esteta gentiluomo che per mezzo secolo fu uno dei grandi protagonisti del mondo della decorazione.
Prima nel suo appartamento sugli Champs-tIysées, progettato da Le Corbusier negli anni Trenta, poi nella proprietà di Groussay, che tenne dal 1940 al 1970, Charles de Beistegui realizzò interni nostalgici e surreali, anticipatori del post-modernismo degli anni Ottanta. Perfino la natura fu assoggettata alle sue esigenze estetiche. Infatti, nella terrazza della sua casa sugli Champs-tlysées sofisticati macchinari consentivano di far sparire le siepi e svelare allo sguardo dell'osservatore la distesa dei tetti di Parigi.Nella proprietà di Groussay, acquistata poco prima della guerra, De Beistegui decise di modificare l'impianto squisitamente romantico del parco inserendovi alcuni padiglioni e strutture disegnate dal suo amico, l'architetto Emilio Terry. Il progetto più ambizioso, elaborato nel 1944, prevedeva di erigere un teatro sotto una piramide situata nel mezzo di un'isola, dove gli spettatori sarebbero arrivati in gondola.



Alla fine la piramide, la cui forma deve molto all'opera dell'architetto Ledoux, fu installata sulla terraferma e adibita a padiglione di intrattenimento, mentre il teatro fu allestito all'interno del castello.Seguì la costruzione di altri corpi, che traevano spunto dalle architetture dei Paesi visitati dal padrone di casa.



Il "ponte palladiane" e la scala elicoidale,per esempio ricordavano architetture di Venezia e Stra; il "teatro di verzura", che secondo la tradizione settecentesca aveva gli elementi costitutivi del palcoscenico formati da alberi, ricordava quello di Villa Marlia in Toscana; l'uccelliera riprendeva le forme di quelle di Villa Borghese.Alexandre Serebriakoff, decoratore e acquerellista d'interni, ebbe l'incarico di elaborare altre strutture: sorsero così la "tenda Tartara",di alluminio dipinto,che si ispirava a quelle fatte
costruire da Gustavo III a Drottningholm e ad Haga presso Stoccolma, e il "padiglione francese", inscritto nella prospettiva di un giardino formale. Rimase invece incompiuta, per la morte di Charles de Beistegui, un'ultima bizzarria palladiana in calcestruzzo, chiamata "Bel Air".





Testo di ; Jean Louis Gaillemin

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