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14 giugno, 2010

Spettacolo in giardino





Il piccolo diavolo? Cercatelo a Villa Caprile, appena fuori Pesaro. Cercatelo d'estate, quando si può passeggiare negli straordinari giardini che seguono il pendio del Colle San Bartolo, snodandosi in tre terrazze, giù giù fino al viale che porta all'ingresso principale.
Forse non lo troverete subito, questo inedito Lucifero, ma fa parte del gioco: la moda del Settecento voleva che tutto, in queste ville pensate per rallegrare le estati dei signori, fosse mirato alla sorpresa, al divertimento.Oggi come allora, Villa Caprile sorprende e diverte. Innanzitutto perché in un solo sguardo si ha la visione d'insieme di tutto il complesso, in un gioco prospettico tipico del gusto barocco. Poi perché una volta entrati nei giardini all'italiana, tra sapienti geometrie di siepi e aiuole in technicolor, scatta un sofisticato meccanismo di giochi d'acqua che ha come protagonisti gli ignari visitatori. Spruzzi improvvisi zampillano da valvole nascoste nel verde; altri scaturiscono dai gradini azionati dal peso di chi scende; altri ancora si scatenano dalla seduta di una panchina appena sfiorata. Immaginate lo scompiglio tra le dame investite a ripetizione dall'acqua, mentre gli accompagnatori azionavano altri getti aprendo gli ugelli a terra con un bastone da passeggio.Lo show proseguiva nei grotteschi aperti nel dislivello tra i giardini. Era qui che si celavano gli automi, curiosi burattini senza fili che si muovevano grazie all'acqua e a getti di aria compressa. Apparivano e scomparivano, ruotavano su se stessi, strabuzzavano gli occhi e, inevitabilmente, innaffiavano i malcapitati spettatori. C'erano Nettuno, le divinità marine, i Ciclopi. E poi c'era lui, il diavolo. Satanica attrazione di Villa Caprile, oggi è ancora lì, nel suo antro foderato di rocce. Non è più molto in forma, ma sopravvive decorosamente, al contrario dei suoi rovinatissimi "fratelli". Sopravvivono anche le fontane dei tre giardini: quella dei tritoni, oggi trasformati in sirene, e quella di Atlante, nella terrazza più a valle. Ai tempi d'oro dei marchesi Mosca, ricchi e raffinati proprietari di Villa Caprile, dal globo sulle spalle del dio usciva un getto d'acqua che teneva in equilibrio un uovo. Particolari che la dicono lunga sul livello di eleganza di questa dimora, visitata, tra gli altri, da Stendhal e Casanova e celebre anche per il suo "teatro di verzura", un teatro all'aperto "scolpito" nel verde, con le quinte fatte di cipressi e i sedili di bosso. Ricreato negli anni scorsi, accoglie in estate spettacoli en plein air come all'epoca dei Mosca. Amavano molto Villa Caprile, i marchesi, e soprattutto il suo fantastico eden vegetale. Tanto che quando nel 1876 l'ultima erede la vendette per 67.000 lire all'Accademia Agraria di Pesaro, pose una condizione: i giardini dovevano essere mantenuti e curati per sempre. Un'impresa non da poco, dal punto di vista economico. Nel 1925 la villa e l'impegno passarono alla provincia di Pesaro e Urbino, e oggi è l'Istituto Tecnico Agrario Antonio Cecchi a provvedere ai giardini.Chi entra a Villa Imperiale – lo si può fare solo in estate, con visite organizzate dall'Azienda di soggiorno – scopre prima la solida eleganza delle architetture, poi gli affreschi preziosi della straordinaria successione di saloni e salotti e infine,a sorpresa, i giardini "segreti" e pensili orchestrati su scenografiche terrazze. Genga collegò la nuova villa a una già esistente, quattrocentesca, voluta dagli Sforza e la modellò su quattro livelli seguendo il pendio della collina. Una simbiosi perfetta tra architettura e natura, suggellata dal bosco di querce, pini e lecci che avvolge tutto il complesso. Sulle due terrazze superiori trionfa il giardino all'italiana, disegnato con siepi di bosso "riempite" di fiori. Le dame s'intrattenevano nel fresco dei giardini, passeggiavano nelle corti, si godevano dalle terrazze il paesaggio dalle morbidezze quasi umbre. E attraversando scaloni marmorei arrivavano nelle otto sale della villa sforzesca, che il Genga aveva affrescato, assieme a "colleghi" famosi (Dossi e Raffaellino del Colle), con scene legate alle imprese di Francesco I. Tutto celebrava il duca, a Villa Im- periae: perfino i soffitti blu zaffiro e rosso rubino con le iniziali sue e della moglie Eleonora. Gli arredi, purtroppo, sono stati rubati 15 anni fa. Le strutture, invece, sono in ottimo stato, grazie all'attuale proprietario,il conte Clemente Castelbarco Albani. La sua famiglia, che ha avuto la villa nel 1777 da Papa Pio VI, ha sempre prov. veduto ai restauri necessari per i segni del tempo e degli eventi. «Durante l'ultima guerra, per esempio, l'Imperiale, che si trovava sulla "linea gotica", fu bombardata», racconta il conte, «gli alleati credevano che ci fossero i tedeschi. Negli anni Sessanta c'è stato un ciclo di restauri agli affreschi.E i giardini?"mantenerli è impegnativo,ma è mia intenzione continuare ad avere cura di villa imperiale con lo stesso amore con cui l'hanno già fatto mio nonno e mio padre"
Bice Calorossi

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